“Saper essere, saper fare, saper crescere: tre giornate di formazione in collaborazione con Fondazione Marazzina
Tra i motivi di preoccupazione sullo stato di salute del nostro Paese, occupa una posizione centrale quello relativo alla condizione lavorativa dei giovani. Per l’intensità con cui esso si manifesta, ma anche perché i giovani rappresentano, soprattutto nelle società a rapido invecchiamento demografico come la nostra, lo specchio futuro del Paese. E l’immagine che lo specchio riflette suscita inevitabilmente preoccupazione per la crescita, il benessere e lo sviluppo sociale ed economico.
Da un lato, i giovani sono oggi una risorsa rara perché la popolazione giovanile si è ridotta negli ultimi decenni. Dall’altro, una risorsa sprecata in quanto spesso confinata ai margini della vita economica, politica e sociale delle nostre comunità. Lo dimostrano i dati sulla disoccupazione giovanile e sui NEETs, che rischiano di assumere una posizione sempre più periferica nella vita pubblica e nel mercato del lavoro, interessato da complesse sfide in relazione al rapporto tra formazione, competenze e percorsi professionali.
Su questo sfondo e dalla volontà di promuovere una crescita economica e sociale inclusiva, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli e Fondazione Marazzina presentano OPEN DOORS: un percorso di formazione e aggiornamento rivolto alle figure professionali – psicologi, educatori, formatori – che lavorano a contatto con i giovani in condizioni di svantaggio e a rischio di emarginazione sociale.
Le giornate di formazione si pongono l’obiettivo di contribuire a innovare gli approcci educativi dei formatori affinché essi siano in grado di supportare al meglio i giovani nell’attivazione di un loro percorso di riscatto, crescita, autonomia.
Il tutto a partire da una chiara consapevolezza: i giovani hanno bisogno di modelli significativi in cui identificarsi. L’adulto educante, infatti, trasmette prima ciò che è e solo dopo ciò che sa. Dimensioni come la coerenza, l’autorevolezza, l’empatia, la serietà, l’equità, l’onestà professionale e intellettuale e – non ultimi – la passione e l’interesse, che devono trasparire attraverso la formazione, sono potentissimi fattori di motivazione per i giovani. Il formatore è dunque colui che non passa solo conoscenza, ma regala anche esperienza, principi e chiavi di lettura della realtà, utili a diventare cittadini informati, attivi e consapevoli.
Dai luoghi di apprendimento informale, alla valorizzazione dei propri campi esperienziali, per passare ai processi e alle problematiche evolutive e alle modalità di acquisizione e fruizione della conoscenza: di questo discuteremo nel corso del ciclo formativo OPEN DOORS, in compagnia di Cesare Moreno (Presidente Maestri di Strada), Stefano Laffi (Co-fondatore agenzia di ricerca sociale Codici Ricerche), Katia Provantini (Psicologa, Cooperativa Minotauro).
Gli incontri, della durata di 2 ore e che si rivolgono ai formatori, si compongono come segue:
Un modulo didattico, della durata di 40 minuti;
La presentazione di un caso studio afferente alle tematiche oggetto dell’incontro, della durata di 15 minuti;
Un momento di confronto e dialogo tra i relatori e i formatori, della durata di 40 minuti.
COME VALORIZZARE IL PROPRIO CAMPO DI ESPERIENZA
20 FEBBRAIO ORE 16.00 – 18.00
Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, Viale Pasubio 5 – 20154 Milano
Molto spesso i giovani con minori opportunità formano e sviluppano competenze attraverso esperienze formative e di vita che sono fuori dai canoni di classificazione tradizionale. Importanti opportunità di acquisizione di saperi, conoscenze e capacità si presentano, per esempio, attraverso la partecipazione ad attività della società civile (si pensi a quei giovani che accudiscono fratelli e sorelle più piccole, aiutano i genitori prima e dopo la scuola, oppure svolgono attività di volontariato) e nello spazio virtuale, sia su base individuale sia tra pari. Questa «scuola di formazione» non si traduce spesso in titoli di studio e certificazione di abilità che aiuterebbero a compensare lo svantaggio che i giovani, soprattutto quelli emarginati, hanno rispetto ai loro coetanei sul piano formale.
Quali sono le competenze, gli attori, i processi e le pratiche che consentono ai giovani con minori opportunità di costruirsi un profilo professionale a partire dalle esperienze vissute, compensando in tal modo lo svantaggio che essi hanno sul piano formale rispetto ai loro coetanei? ”
Intervengono
Stefano Laffi, Ricercatore Sociale, Codici Ricerche
Enrico Saraval e Leonardo Malvasi, Amici di Edoardo