Fondazione Marazzina

Il Foglio: “Oggi il contest per aggiudicare fondi ai migliori progetti destinati ai giovani”

di Giovanni Seu – 24 Maggio 2024

Secondo l’ultimo dato dell’Istat in Italia i l 19 per cento di chi ha tra i 15 e i 29 anni fa parte dei Neet, ossia quei giovani che non lavorano, non studiano né sono impegnati in attività di formazione professionale. La prima edizione del progetto StopNeet Contest.

Neet è un acronimo purtroppo sempre più diffuso, indica quei giovani che non lavorano, non studiano né sono impegnati in attività di formazione professionale. Secondo l’ultimo dato dell’Istat in Italia il 19 per cento di chi ha tra i 15 e i 29 anni ne fa parte, una percentuale sorprendente. Ancora più sconvolgente è sapere che anche Milano, la realtà del lavoro più dinamica in Italia, non è lontana da questi numeri. Un tentativo di arginare questo triste fenomeno arriva con il progetto StopNeet Contest, alla sua prima edizione: si tratta di un bando rivolto agli enti del Terzo settore che in Lombardia promuovono percorsi di accoglienza, inclusione, istruzione, formazione professionale ed inserimento lavorativo riservato ai giovani NEET.

Hanno risposto più di 100 enti presentando progetti di formazione, inserimento al lavoro, nonché di riscatto sociale e professionale, rivolti ad alcune delle professioni più ricercate dal mercato, dai servizi alla persona al digital: i primi 8 selezionati si sfidano oggi al Talent Garden — di fronte alla giuria composta da Serena Porcari, Marinella Soldi, Gianluca Salvatori, Don Gino Rigoldi e Cesare Vaciago — per aggiudicarsi il contributo economico di 40 mila euro messi a disposizione dai soggetti promotori del Contest: si tratta della Fondazione Marazzina, nata nel 1998 con l’impegno di combattere I emarginazione sociale dei giovani, e ITA2030, un’organizzazione del Terzo settore nata nel 2020 con l’obiettivo di supportare iniziative sociali che hanno necessità di un sostegno per aumentare il proprio impatto nella società.

“Il successo di questa iniziativa, testimoniato dai progetti molto validi presentati, non deve fare dimenticare che siamo di fronte ad un problema grave non facile da affrontare”, come spiega al Foglio il vicepresidente della Fondazione Marazzina, Giuseppe Vaciago, che vanta una lunga esperienza di lavoro con le problematiche critiche giovanili: “Partiamo dal fatto che i giovani cosiddetti NEET non si considerano tali e quindi rifiutano gli aiuti; questa rappresenta la prima difficoltà per chi vuole farli uscire da questa situazione di limbo, di anestesia della vita in cui esiste solo il rapporto con la tecnologia, con lo smartphone”. C’è anche unialtra difficoltà, forse più insidiosa: “ln molti casi questi giovani sono di buona famiglia, che si dimostra troppo protettiva nei loro confronti, un atteggiamento che non li aiuta a uscire dal loro stato di abulia”. La strada per venirne fuori è difficile da trovare ma il tessuto sociale milanese si sta già organizzando anche per questa nuova emergenza giovanile: “Occorre sapere cogliere i segnali di disagio — spiega Vaciago — arrivare a identificare i bisogni e intraprendere percorsi che hanno bisogna di tempo per produrre risultati”. Che il fenomeno sia molto vasto in città lo sostiene anche Lamberto Bertolè, assessore al Welfare a Palazzo Marino: “11 primo segnale arriva con la dispersione scolastica che priva i ragazzi della formazione adeguata per entrare nel mondo del lavoro. Bisogna sottolineare che i NEET non fanno solo un danno a sé stessi ma anche alle aziende che non trovano figure adeguate da impiegare: il mismatch si alimenta anche in questo modo”. Venendo alle ricette da adottare Bertolè non nega che siamo di fronte a un malessere sociale che richiede interventi più ampi possibili: “Sono diversi gli aspetti che dobbiamo considerare, le persone che soffrono questa situazione, le imprese che non trovano manodopera e anche la previdenza: è perciò necessaria un’azione di sistema, un’alleanza tra pubblico e privato che sappia mettere assieme energie e fare le scelte giuste. Il primo campo in cui agire è la scuola, da qui dobbiamo assicurare un percorso di formazione che porta al mondo del lavoro”.

Info: https://www.ilfoglio.it/